USA, manca il latte artificiale: i genitori sono in apprensione

La mancanza di latte artificiale sta mettendo in crisi il mercato americano. Dal mese di marzo negli USA si sta assistendo ad una continua e drastica riduzione di scorte di latte artificiale, il cui intero mercato è controllato da un numero davvero esiguo di aziende.

Questo prodotto sta così lentamente diventando sempre più difficile da trovare, causando una situazione di ansia condivisa in milioni di genitori statunitensi alle prese con bimbi piccoli.

Una situazione molto complessa

Tantissime mamme e papà americani stanno dedicando ore del proprio tempo a cercare in ogni negozio e in ogni supermercato del Paese le ultime confezioni disponibili di latte artificiale.

Un vero e proprio richiamo social sta coinvolgendo genitori da tutti gli angoli degli USA. Attraverso gruppi Facebook e reti di supporto online ogni mamma che conosce qualche negozio nella propria zona sta suggerendo alle altre dove poter trovare il latte artificiale per i propri figli.

Non solo: ci sono anche tante situazioni in cui tornare a casa dal supermercato a mani vuote perché non si è trovato il prodotto che si stava cercando diventa una un problema ancora più grave. È il caso di Kayzie Weedman, che ha denunciato sui social le difficoltà che sta vivendo per nutrire sua figlia Palmer, allergica alle proteine del latte e quindi bisognosa di assumere un tipo specifico di latte in formula, diventato ormai difficilissimo da trovare.

@momofrory Excuse my makeup less crying face 🥺 this #formulashortage is so scary. #formulamilk #formulacrisis #formulafeeding #formulafed #fyp #fypシ ♬ original sound – Kayzie Weedman

Questa terribile situazione, in atto ormai da diverse settimane e destinata a proseguire per altrettante, dipende in larga misura da un mercato chiuso e regolato da pochissime aziende produttrici.

Il caso Abbott Nutrition

Si chiama Abbott Nutrition il primo colosso americano nel campo delle bevande sanitarie, energetiche e nei prodotti in polvere e liquidi per bambini. Già dieci anni fa la società gestiva circa il 43% del mercato a stelle e strisce, e fin da allora aveva contratti di esclusiva con diversi stati americani.

Sede produttiva primaria per la Abbott negli USA è lo stabilimento di Sturgis, nel Michigan. Proprio qui veniva gestita e regolata gran parte della produzione globale dell’azienda. Lo scorso 17 febbraio però tutti i prodotti transitati dallo stabilimento di Sturgis sono stati richiamati in sede e l’impianto è stato chiuso per ordine della Food and Drug Administration (FDA).

Si ipotizzava infatti un possibile collegamento tra alcune formule prodotte nello stabilimento del Michigan e le segnalazioni di 4 bambini colpiti da infezione batterica. Due di questi sono addirittura deceduti.

Le indagini condotte per accertare la conformità in termini di sicurezza e salute non hanno evidenziato presenze di batteri specifici nei locali dove il latte artificiale di Abbott viene normalmente realizzato. È stata trovata però traccia di Cronobacter sakazakii in aree non legate alla diretta produzione.

L’impianto è dunque rimasto chiuso, causando importanti ritardi e numerose carenze in tutto il Paese.

Un problema più grande e di difficile soluzione

Permane in ogni caso un grande dubbio e una forte preoccupazione circa il futuro sviluppo di questo mercato.

Appare infatti decisamente inquietante che la chiusura di un singolo stabilimento, per quanto grande in termini produttivi, comporti simili disagi e mancanze. Il motivo vero e sicuramente più concreto che sta dietro a questi problemi di approvvigionamento di latte artificiale pare essere connesso alla poca redditività di un mercato in deciso e costante calo.

Il tasso di natalità in riduzione dal 2008 ad oggi ha inevitabilmente causato un impatto negativo sul settore dei prodotti per infanti. Anche i grandi colossi leader di questo mondo hanno dovuto perciò ridurre i costi e imporre tagli là dove necessario, andando così a rendere meno efficace l’intero sistema.

Le conseguenze

Al momento la situazione non sembra di facile ed immediata soluzione poiché senza una pronta riapertura dello stabilimento di Sturgis il latte artificiale rischia di essere assente sugli scaffali dei principali supermercati americani ancora per diverse settimane.

Tante associazioni stanno per questo scendendo in campo attivamente per cercare di agevolare la domanda continua di milioni di genitori preoccupati.

Molte di esse fanno appello a quelle madri che producono più latte di quello necessario al loro bimbo. Si chiede loro di offrire la quantità superflua alla banca del latte più vicina. Una donna ad esempio ha donato 45 galloni di latte (circa 170 litri) per dare una mano alle famiglie in particolare difficoltà, tra le quali spiccano quelle appartenenti alle minoranze etniche.

Le banche del latte sono prese d’assalto da giorni. Del resto i numeri parlano di una riduzione di latte in polvere che oscilla tra il 30 e il 50% della quantità totale normalmente disponibile sul mercato.

I primi spiragli per trovare una soluzione efficace paiono però cominciare ad intravedersi. La FDA sta cercando di snellire la burocrazia connessa a questo settore, in maniera tale da incrementare nuovamente la produzione.

Misure più comode e snelle sono state introdotte anche per quanto concerne l’importazione. Intanto dopo i controlli sanitari l’azienda Abbott sta provando lentamente a ripartire, così da tornare il prima possibile a fornire il latte artificiale a milioni di bambini.

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