Intervento chirugico: come preparare psicologicamente il bambino

Sebbene fortunatamente non capiti spesso, può rendersi necessario che il piccolo debba affrontare un intervento chirurgico, di varie entità e gravità, evento che per quanto semplice e di routine possa essere, suscita diverse emozioni tra le quali paura e spavento, soprattutto quando il bambino ha un’età in cui è in grado non solo di capire cosa accade attorno a sé, ma di percepire ansia e preoccupazione dei genitori. Allora come prepararsi ad affrontare l’avventura? Come preparare il bambino? Ecco i nostri consigli a riguardo.

Calma e sangue freddo prima dell’intervento chirurgico!

Se il piccolo deve essere sottoposto ad intervento chirurgico, è sicuramente per migliorare la qualità della sua vita, quindi non facciamoci prendere dal panico, focalizziamoci sul fatto che dopo starà meglio, e concentriamoci su di lui.

Fino ai due/tre anni, con molta probabilità non si accorgerà di nulla e non si renderà conto di cosa sta accadendo, fattore positivo poiché gli permetterà di non trascinarsi traumi legati ai camici bianchi e alla sala operatoria.

Il problema si presenta quando il bambino entra in una fascia di età in cui le domande e la curiosità sono il pane quotidiano. Allora qual’è l’atteggiamento migliore da avere per tranquillizzarlo e fargli vivere il delicato momento con serenità? Il consiglio è di metterci nei panni del bambino. La situazione e l’atmosfera precedente all’intervento, l’ingresso frequente in ospedale, il ripetersi di visite, desta, ovviamente, paura e preoccupazione e anche se non è in grado di capire il meccanismo né percepisce esattamente cosa sta succedendo, sa che c’è qualcosa che non va, quindi affrontiamo il problema senza bugie, ma parlando serenamente di cosa succederà e di come si risolverà.

L’esperienza di una mamma: l’intervento chirurgico di Helena

Per spiegare a mia figlia (all’epoca aveva 7 anni) che presto avrebbe dovuto sottoporsi a trapianto di cornea, ho paragonato il suo corpo ad un’automobile e le ho spiegato che i medici dovevano cambiare un pezzo guasto. Per fare quello, per non sentire dolore, l’avrebbero addormentata qualche minuto. Non è indispensabile entrare in altri dettagli poiché incuterebbero terrore creando l’esatto contrario dell’effetto sperato.

Parole semplici che rendono l’idea e tranquillizzano, perché permettono al bambino di avere la situazione sotto controllo.

Quando Helena è entrata per la prima volta in sala operatoria, accompagnandola nel blocco operatorio, mi sentivo morire. Con nonchalance ho riso con lei e passo passo le ho detto cosa sarebbe avvenuto (prima flebo,poi si sarebbe sentita strana, poi si sarebbe addormentata e infine si sarebbe svegliata con me accanto) e questo ha fatto sì che entrasse in sala operatoria serena.

Quando il bimbo è più grande e l’esperienza della sala operatoria è già, ahimè ben conosciuta, è meglio dare il più tardi possibile la notizia al bambino: in questo modo gli risparmiamo settimane o giorni di inevitabile ansia.

Cerchiamo di tranquillizzarlo come sempre ed evitiamo di mostrare le nostre debolezze davanti a lui.

Se possibile, chiediamo all’equipe se prima di entrare in sala operatoria è prevista la somministrazione di gocce calmanti che accompagnano il bimbo nel blocco operatorio in una condizione di semi coscienza, risparmiando la paura degli istanti immediatamente precedenti alla somministrazione dell’anestesia, per endovena o per inalazione.

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