‘Protesta dei seni’ contro Facebook: a Londra le donne scendono in piazza

Decine di donne sono scese in strada a Londra indossando degli enormi seni gonfiabili, sotto la sede di Facebook, per protestare contro l’algoritmo del social. Non accettano che le foto che ritraggono i capezzoli maschili non vengano oscurati al contrario di quanto accade per quelli femminili. E non è soltanto una questione di disparità di genere.

Cos’è la protesta dei seni contro Facebook

C’è già chi l’ha ribattezzata “protesta dei seni”, ma forse c’è un’espressione ancora più appropriata per descrivere la capillarità della manifestazione: “Voce del sen fuggita poi richiamar non vale”. Scomodiamo i versi di Metastasio perché è difficile pensare che dopo la protesta messa in atto da decine di donne per le vie di Londra si possa tornare indietro, e cioè ad una mancanza di sensibilità sul tema sollevato.

Come detto, il motivo per cui protestano contro l’algoritmo di Facebook non è soltanto quello della disparità di genere, ma anche un altro più concreto. Le manifestanti rivendicano infatti la possibilità, per le donne sopravvissute al tumore al seno, di condividere se lo desiderano immagini di nudo. Si tratta di una maniera per sensibilizzare altre donne sul tema, invitandole a fare prevenzione e a sottoporsi a controlli periodici.

La risposta di Facebook alla protesta

La protesta, come detto, non è stata isolata. A partecipare sono stati anche i tatuatori che dopo la mastectomia “ridisegnano” le areole e i capezzoli delle donne sottoposte ad intervento.

Facebook dal canto suo non è rimasto a guardare: la risposta del social di Mark Zuckerberg si è tradotta nell’assicurazione di aver ripristinato tutti i contenuti precedentemente rimossi che erano stati oggetto di segnalazione da parte dell’associazione che ha dato vita alla manifestazione, la World Medical Artists.

Il social network ha ribadito che i contenuti raffiguranti le cicatrici post-mastectomia e i tatuaggi finalizzati a ridisegnare capezzoli e areole sono consentiti e benvenuti sia su Facebook che su Instagram. Poi la promessa di un maggiore impegno per evitare che in futuro si ripetano errori di questo tipo e che immagini di questo genere vengano rimosse o oscurate. Insomma: la protesta ha ottenuto i risultati sperati!

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